Il resoconto delle letture estive, parte 2 – Sulla Stazione Rossa, alla deriva di Aliette de Bodard

Stazione Rossa di Aliette Bodard

Con le letture di questo agosto ho finito di leggere tutte le opere tradotte in italiano di Aliette de Bodard. A dire il vero non è che ci abbia messo molto: nonostante Aliette de Bodard sia stata più volte vincitrice e finalista di premi prestigiosi (tra cui l’Hugo, il Nebula e il Writers of the Future), in Italia sono stati tradotti solo pochi titoli (da Urania e da Delos). Un vero peccato, visto che Aliette de Bodard secondo me è un’autrice bravissima, ed è sicuramente uno dei nomi più interessanti comparsi nel panorama fantascientifico internazionale degli ultimi anni.
Non mi rimane che iniziare a leggere le opere ancora non tradotte, che si trovano in gran parte online: l’autrice le ha gentilmente linkate tutte sul suo sito.

aliette de bodardAliette de Bodard è nota soprattutto per il ciclo di racconti ambientati nell’Universo di Xuya. In questo universo gli eventi storici hanno seguito un corso alternativo: la Cina ha scoperto l’America prima dell’Europa e ha finito per dominare il futuro dell’umanità fino alla conquista dello spazio, che è stato colonizzato da cinesi, Mexica e Dai Viet.
Il ciclo di Xuya non è un ciclo in senso tradizionale, ma è composto da storie autoconclusive e slegate tra di loro che condividono quest’ambientazione.
I temi cari all’autrice sono lo scontro tra antichi e moderni, le tradizioni orientali, l’incontro tra culture, il ruolo della famiglia e dei legami di parentela, inoltre i suoi racconti sono spesso popolati da società orientali d’impostazione tradizionalista che interagiscono con sistemi tecnologici futuristici.

Nel tempo state mosse delle critiche a Aliette de Bodard, secondo le quali le ambientazioni fantascientifiche popolate da comunità vietnamite tradizionaliste possono risultare poco plausibili: il contrasto tra una società tecnologicamente evoluta ma socialmente “all’antica” per qualcuno stride in più di un’occasione.
Aliette de Bodard ha più o meno risposto alla critica in quest’articolo, in cui, fondamentalmente, sostiene che il suo intento era quello di creare un universo che fosse, al tempo stesso, basato su uno stile di vita che le è familiare e pieno di culture diverse dalla sua. La biografia stessa dell’autrice racconta una storia all’insegna dell’interculturalità: Aliette de Bodard scrive Science Fiction in inglese, ma la sua lingua madre è il francese; nonostante questo, si definisce “non completamente occidentale” in quanto ha ricevuto un’educazione con una forte influenza di cultura vietnamita.
Più che una società “all’antica”, quindi, sembrerebbero esserci dei rimandi espliciti a una cultura orientale che contrasta con l’idea di progresso e i modi di fare di una cultura diversa, occidentale.

Sulla Stazione Rossa, alla deriva (On a Red Station, drifting)

Sulla Stazione Rossa, alla deriva è l’unico romanzo breve (una novella, come da definizione inglese) di Aliette de Bodard.
Il romanzo è ambientato su Prosperità, una stazione dell’impero governata dall’Onorevole Antenata, la Mente che regola e protegge la vita degli abitanti.
La storia inizia con l’arrivo su Prosperità di Linh, un magistrato fuggito da uno dei pianeti dell’Impero a causa di un attacco di ribelli. Portata al cospetto dell’Onorevole Antenata, Linh fa la conoscenza di Quyen, amministratrice di Prosperità e sua cugina alla lontana. Tra Linh e Quyen nasce da subito un’accesa antipatia che finirà con lo sconvolgere l’equilibrio a bordo della stazione.
Nel frattempo, la guerra sta devastando l’impero Dai Viet: le menti più brillanti sono state mandate a difendere l’imperatore e sulla Stazione il cibo e le risorse scarseggiano. Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che l’Onorevole Antenata sembra essere ammalata di una malattia incurabile, cosa che mette a repentaglio il futuro della stazione.
Un romanzo molto bello, in cui ritroviamo tutti i temi cari all’autrice, oltre che una gestione magistrale di una trama intricata e di un’ambientazione dalla struttura complicata.
Aliette de Bodard inserisce in questo romanzo idee originali (come già la Johnson, la Swirsky, la Kowal nelle loro opere: siamo davanti a una generazione di autrici che scrive ottima fantascienza e la cosa mi rende felicissima); c’è forse qualche inspiegabile cambio d’umore dei personaggi sul finale, ma non ci sono dubbi che siamo davanti a una lettura che ogni appassionato di fantascienza dovrebbe assolutamente fare.

Per approfondimenti, qui c’è una bella intervista a Aliette de Bodard.

Nel prossimo post parleremo ancora di Aliette de Bodard, perciò restate connessi! :)

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